
Nel mondo del public speaking siamo spesso ossessionati dalla perfezione: voce impostata, dizione scolpita, inflessioni annullate. Nulla di più sbagliato!
Se guardiamo a molti personaggi famosi, notiamo che non è la perfezione a renderli memorabili, ma proprio quel tratto vocale inaspettato, fuori standard. Quella particolarità che, invece di essere un limite, diventa il loro punto di forza. Dizione imperfetta, presenza perfetta Prendiamo Marracash, uno degli artisti più autorevoli del rap italiano. La sua voce è roca, dura, tagliente, la “zeppola” caratterizza la sua pronuncia. Ma è proprio quella “sabbia nella voce” a dare credibilità ai suoi testi e coerenza al suo personaggio. Lo stesso vale per J-Ax, che ha sempre giocato su un tono nasale e una dizione spesso caricaturale, rendendola parte integrante della sua identità musicale così come la sua S sibilante. In ambito cinematografico pensiamo ad Ornella Muti, una delle icone del cinema italiano, ha sempre avuto una voce bassa, un po’ sussurrata, quasi esitante. In un’altra attrice, sarebbe potuta sembrare una debolezza. In lei, è diventata cifra stilistica: elegante, sensuale, inconfondibile. E come dimenticare la mitica frase “Ti spiezzo in due” pronunciata da Ivan Drago (Dolph Lundgren) in Rocky IV. Dizione forzata, marcato accento straniero, costruzione grammaticale sgangherata. Ma oggi chiunque la sente, la riconosce all’istante. Non serviva l’italiano corretto. Bastava l’impatto emotivo.
L’imperfezione come strumento narrativo: in comunicazione, tutto ciò che ti rende riconoscibile è potenzialmente un vantaggio competitivo. Anche (e soprattutto) se non è perfetto. Il punto non è ignorare le regole, anzi, chi sa comunicare davvero conosce le basi della dizione, della respirazione, dell’articolazione. Ma sa anche quando è il momento di trasgredire con stile, per rendere la propria voce più vera, più personale, più potente. Nel public speaking, un tono monocorde ma corretto rischia di non lasciare traccia. Una voce con anima, invece, resta.
Ogni voce racconta una storia. E se vuoi essere ascoltato — davvero — non devi imitare, ma affermare. Affermare chi sei, anche attraverso le tue imperfezioni. Nel dubbio, ricorda: “La perfezione non è quando non c’è più nulla da aggiungere, ma quando non c’è più nulla da togliere.” — Antoine de Saint-Exupéry Ed è proprio così anche nella comunicazione. Togli ciò che è superfluo, ciò che è finto, ciò che è omologato. Quello che resta — la tua vera voce — sarà il tuo strumento più potente.
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